domenica 20 dicembre 2009

Ma Nature che fa?

E’ da un po’ di anni che Nature, ritenuta la più prestigiosa rivista scientifica mondiale, ci perplime per il suo atteggiamento rispetto al tema OGM. Sulle sue pagine hanno infatti trovato spazio, nell’ultimo decennio, non solo articoli scientificamente inguardabili (e, ops, rigorosamente contrari agli OGM), ma, soprattutto nell’ultimo periodo, anche analisi e notizie sul tema scritte all’apparenza da un militante di Greenpeace.

Una cronistoria

La farfalla monarca

Tutto ebbe inizio con la bufala della farfalla monarca. Era il 1999, e Losey vede pubblicato sulle pagine di Nature il suo studio in cui lascia crescere le larve della monarca su foglie su cui è stato depositato del polline di un mais Bt (che è una tossina specifica contro i lepidotteri). La mortalità delle larve aumenta, peccato che lo studio non abbia nulla a che vedere con le condizioni di campo per tutta una serie di motivi bene esplicitati e riassunti un paio di anni dopo da Minorsky (qui una errata corrige). In sintesi, dei tre eventi principali in coltivazione, Losey aveva usato l’unico che mostrava una tossicità significativa per le larve di monarca (l'evento Bt 176) che peraltro risultava coltivato allora su meno del 2% della supercifie a mais OGM. Se anche avesse rappresentato l’80% del totale, nelle condizioni di campo solo il 6% delle larve sarebbero state a rischio, con un impatto sulla popolazione adulta pari a ZERO.
Insomma, sloppy science unita alla necessità da parte delle NGO di argomenti contro gli OGM, hanno creato una leggenda metropolitana che ha infuocato i media in quegli anni e ancora oggi fa capolino qua e là sulla rete. Grazie Nature!

Il mais messicano

Nel 2001 Nature fa il bis: Quist e Chapela pubblicano sulle sue pagine un articolo in cui sostengono che i transgeni presenti nel mais Bt erano introgrediti, ovvero si erano inseriti tramite incrocio nel genoma delle varietà locali messicane (peraltro in posizioni strane, quasi saltellassero qua e là per il genoma come dei trasposoni). L’articolo, a seguito di una analisi più approfondita, viene poi di fatto “scaricato” dal giornale in quanto i risultati sembrano probabilmente frutto di una certa incompetenza da parte degli autori che hanno preso per dei veri positivi dei falsi positivi. La tecnica usata, un particolare tipo di PCR, dà infatti spesso artefatti. Nonostante i signori abbiano preso lucciole per lanterne ecco ripartire di nuovo il gran casino mediatico. Insomma, se lo dice Nature: sarà vero!
Se la cosa può interessare, anche in questo caso, scienziati più seri, come Allison Snow (ecologa con posizioni tuttaltro che tenere verso gli OGM) hanno riportato di non aver trovato neanche un transgene Bt dopo aver esaminato 150.000 campioni di mais provenienti dalla regione di Oaxaca, incriminata da Quist e Chapela.
La cosa comunque circola, anche in questo caso, ancora per la rete e con risvolti a dir poco surreali. Per inciso, se anche fossero stati veri i risultati di Quist e Chapela, la risposta giusta sarebbe stata... e allora?

Passano gli anni, e 8 son lunghi…

A quanto pare, dopo allora, nuovi articoli contro gli OGM non sono più usciti sulle pagine di Nature (vuoi perché non ve ne siano stati, vuoi perché Nature abbia scelto di evitare altre figuracce). Non è però che questo impedisca alla rivista di occuparsi del tema. Nel 2009 infatti sono usciti due pezzi interessanti.

Il primo, a firma di E. Waltz, in cui si sostiene che ci sia un gruppo di scienziati che critica di proposito tutte le ricerche che mettono in luce i potenziali problemi degli OGM (ops, proprio quelli che hanno criticato - a ragione - i 2 pezzi storici di Nature!). Secondo la rivista, l’opposizione di questi scienziati è dovuta non a puro spirito di rigore scientifico, bensì ad una difesa ad oltranza degli OGM con l’effetto di intimidire coloro che fanno ricerca nel settore dei rischi dei transgeni (sic!). Resta da chiedersi però come mai "questi" scienziati abbiano sempre visto confermare dalle controanalisi e dagli approfondimenti di indagine le proprie critiche ai pezzi pubblicati da Nature (e non solo da Nature).

Il secondo è una notizia riportata da R. Dalton dove, partendo dal via libera alla coltivazione del mais GM in Messico, si citano una pletora di attivisti che si stracciano le vesti per l’accaduto e dove addirittura si arriva a parlare di “natural maize”, un concetto che, se non fosse apparso su Nature, farebbe ridere un qualunque agronomo.
Il mais naturale infatti non esiste (a meno che non si parli di teosinte, che però è tutta un’altra cosa - cose si può notare in figura). Il mais è stato infatti DISEGNATO da secoli di attività di selezione UMANA, adattato per essere impiegato in tutte le agricolture del mondo e, senza la cura costante dell’uomo, anche il cosiddetto “natural maize”, si estinguerebbe in poche generazioni (lo dice lo stesso Nature!). Peraltro in Messico, da decenni, sono coltivati ibridi di mais commerciale che – geneticamente – hanno poco o nulla a che spartire con le varietà locali storiche messicane, ma non pare che esse si siano “pervertite” a causa di sporadici cross breeding. Per quale ragione dovrebbero farlo se l’ibrido in questione è un OGM?

Il Nature che vogliamo

Un tempo Nature a questa domanda avrebbe risposto senza esitazione che “The same physical and biological laws govern the response of organisms modified by modern molecular and cellular methods and those produced by classical methods … no conceptual distinction exists between genetic modification of plants and microorganisms by classical methods or by molecular techniques that modify DNA and transfer genes” (da un editoriale di Nature del 1992).

Poichè dal 1992 ad oggi non ci risulta sia stato pubblicato alcun dato che abbia messo in discussione il fatto che gli OGM seguano le leggi base della fisica e della biologia e non siano dunque diversi dalle piante "naturali" ci si domanda cosa sia successo in questi ultimi 2 decenni al board della rivista. Sarebbe un vero peccato scoprire che le sue competenze in genetica vegetale e agronomia siano state cestinate per fare spazio ad una nuova anima “ecologista” che, per la sua superficialità, sembra una fotocopia del pensiero mainstream sul tema. Farà forse vendere qualche copia in più (?), ma la scienza ne aveva davvero bisogno?

5 commenti:

D. ha detto...

Sono spesso, molto, ma molto, spesso in sintonia con voi. Per questo, alla fine, non commento praticamente mai. Colgo l'occasione per farlo oggi perchè voglio farvi "sentire" quanto apprezzi il vostro lavoro. Credo ne abbiate bisogno, perchè parlare di OGM, come fate voi (o di global warming), dev'essere parecchio frustante.
Siamo una minoranza, ma lo erano anche quelli che non credevano agli untori nel seicento...quindi possiamo farcela (magari in tempi più brevi :-) )

Artù ha detto...

Cara Bera, grazie del tuo apprezzamento. Ci spinge ad andare avanti, nonostante questo non sia il nostro lavoro e ci costi una fatica aggiuntiva. Aiutaci anche tu proponendo pezzi o coinvolgendo altra gente. Possiamo farcela (o almeno cercheremo) prima di tutto se saremo efficaci nell'educarci e nell'educare. Grazie e ...a presto.

Anonimo ha detto...

Brai e complimenti per il lavoro che fate. Nel 2010, daremo il via - come Movimento Libertario - ad un'iniziativa esplosiva sugli OGM!
TENIAMOCI IN CONTATTO!
Leonardo Facco

Anonimo ha detto...

Festeggiando con spumante, l' anno vostro sarà brillante. Con lenticchie e cotechino, l' anno vostro sarà divino. Buon Anno! :-)

Anonimo ha detto...

La Waltz torna all'attacco.

http://www.nature.com/nbt/journal/v28/n1/full/nbt0110-11.html

Bisogna ammettere che la sua avversione per gli OGM traspare ad ogni domanda e la rende non solo inutilmente fastidiosa, ma anche e soprattutto, a mio avviso, inadatta ad un giornalismo scientifico di un certo livello.

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