venerdì 28 novembre 2008

Parlano bene, ma razzolano male!

Tutti noi viviamo dagli anni '90 immersi un mare di propaganda stile Mulino Bianco: "Mangia sano, torna alla natura". Questo mare comunicativo, fatto di zappe, mulini e stalle con 3 vacche ( la Nina, la Rosa e la Giovanna) vorrebbe trasmetterci il messaggio che in realtà erano molto migliori il mangiare ed i metodi di produzione di una volta, in netta contrapposizione all'insostenibilità dei sistemi di produzione attuali.

Sarà pure, ma anch'io, come Artù nel precedente post, ci terrei a sottolineare che l'innovazione agricola è invece il principale strumento per lo sviluppo e la sostenibilità (oltre che per l'emancipazione dei popoli).

Riconosco però che detta così è una sorta di slogan e mi sono domandato: non è che riusciamo a trovare qualche numero che dimostri quanto andiamo dicendo da tempo?...

...e così, aiutato anche dalle recenti elucubrazioni sui polli, sono stato colto da un raro raptus statistico che mi ha portato a partorire (fatti 4 conti) questi 3 grafici che mi paiono sufficentemente interessanti da poter essere condivisi con voi. Spero di non sbagliarmi.

- cliccate sulle immagini per ingrandirle -

1) Polli 1: più innoviamo e meno ne mangiamo!

Il primo dato interessante che emerge dall'indagine è che pur oggi mangiando (in Italia) 18 kg di pollo a testa contro i 5 del 1961... in realtà, paradossalmente, mangiamo un numero di polli minore!



Incredibile, no?!!!


2) Polli 2: pochi ma buoni!

Il secondo dato "macro", ricavato dai dati "micro" precedenti, è che questi polli saranno anche meno, ma pompano di brutto (un pollo moderno vale come 5 polli 68ini!).

Però, saranno anche efficenti, ma magnano, e quanto magnano!


3) Polli 3: parlano bene ma razzolano male!

Eccoci però giunti al pezzo forte! Il consiglio è di allacciarvi le cinture di sicurezza.
Se ben ricordate, ci domandavamo: "ma quanta terra servirebbe per produrre i cereali necessari a sfamare i nostri polli con le rese per ettaro degli anni '60?", anche per rispondere ai comunicatori alla "Mulino Bianco" di cui sopra.
Ebbene, eccovi serviti:


Ve lo facciamo rivedere da un'altra angolazione...


Embè, fa un certo effetto, no?

Mentre vi riprendete dallo shock riassumiamo i dati salienti:

1) Per alimentare i polli mangiati dagli italiani oggi (2001) è necessario coltivare 1,7 milioni di ettari.

2) Questa superficie è all'incirca uguale a quella che serviva nel 1961, quando invece di 18, mangiavamo solo 5! kg di carne di pollo a testa.

3) Se non avessimo innovato sia sulle rese per ettaro sia sulla efficienza di conversione degli alimenti dei polli oggi servirebbero invece di 1,7 milioni di ettari... tum tum... tum tum...

7,4 milioni di ettari!

Risposta esatta! Ovvero all'incirca la metà dell'intera superficie agraria italiana! E dici poco!

Meditate gente, meditate!


Alcune note a margine

La superficie italiana dedicata a mais (complessiva) è di soli 1,3 milioni di ettari.
La superficie agricola utilizzata (Sau) italiana è di 14,7 milioni di ettari.

Le approsimazioni svolte nelle elaborazioni presentate sono state equivalenti sia per i dati del 1961 sia per quelli del 2001.

I dati grezzi sono stati ottenuti dal database FAOSTAT e dall'articolo di GB Havenstein et al. (2003) Poultry Science 82:1500–1508.

venerdì 21 novembre 2008

Rosso Malpelo vs. Ibridi

Dietro segnalazione di alcuni nostri lettori ci siamo andati a rivedere la terza puntata di Malpelo su LA7. Qui vi facciamo vedere la terza parte.



Le prime due parti della trasmissione erano dedicate alla moria di api ed al possibile ruolo dei neonicotinoidi (una volta tanto non è colpa degli OGM!). Su ciò, sapendone poco o nulla noi siamo anche disposti a fidarci (anche se va detto che se solo il 50 percento delle api morte presentava residui, non è propriamente un gran dato a supporto della correlazione), è però sull'attacco diretto all'agricoltura moderna, e in particolare agli ibridi, che siamo rimasti un po' di sasso. Per almeno 3 motivi che vorremmo condividere anche con voi.

1. Se oggi ci possiamo permettere di non ricordare chi era Malthus lo dobbiamo al progresso agricolo.

2. Oggi spendiamo il 15 percento del nostro reddito per il cibo che, oltre ad essere di qualità decisamente migliore, viene prodotto dal 3-4 percento della popolazione.

Vale la pena di ricordare che nel 1850 si spendeva il 70 percento del salario ed il 70 percento della popolazione era occupata in agricoltura.

3. Oggi mangiamo molta carne, che non è più solo una cosa per ricchi, ma per produrre un kg di carne servono 6 kg di cereali. Quanta terra servirebbe per produrre i cereali necessari a sfamare i nostri animali con le rese per ettaro del 1960? E se volessero mangiare più carne anche Cina, India, Sudamerica, Africa???


Insomma, l'innovazione agricola, che negli ibridi ha uno dei suoi punti di forza, ci permette il tenore di vita attuale. Grazie ad essa l'Europa da più di mezzo secolo non vive carestie mentre il numero di affamati si è ridotto significativamente sia in Asia che in Sudamerica.

Questa rivoluzione ha preso il nome di "Rivoluzione Verde" ed è valsa il Premio Nobel per la Pace ad uno dei suoi padri, Norman Borlaug, questo vorrà pur dire qualcosa...


Note a margine

Pare (prendetela per quello che è: una notizia di corridoio) che finalmente siano pronti i protocolli per la sperimentazione in campo degli OGM (sì, quelli che De Castro aveva sdoganato e Pecoraro bloccato, ecc...). La domanda però è sempre la stessa: e allora?
Infatti devono ancora essere identificati i siti sperimentali regionali dove farla questa benedetta sperimentazione (altri 2 anni minimo) e poi ci saranno le polemiche, i veti incrociati, i campi distrutti ecc... niente di nuovo sul fronte occidentale, almeno finchè non sarà più un tabù parlare di OGM in questo paese.

martedì 11 novembre 2008

Allarme Rosso: gli OGM rendono sterili!!!!

Sì, è proprio così.

Chi lo dice?
Un eccelso studio del Governo Austriaco.

Cosa dice?
Che i topini mangiando OGM diventano "quasi" sterili!

Da chi è diffusa l'informazione?
Da Greenpeace International.

Dove sono stati pubblicati i dati?

Sgrat, sgrat...
Sgrat, sgrat...
Boh.

Beh, qualcuno li avrà visti?
Sgrat, sgrat...
(forse) Greenpeace?

Ma qualche rivista li ha pubblicati?
Perchè, a cosa serve?

Noi ad ora non sappiamo cosa ci sia scritto in questo studio. Magari è tutto vero, magari. Ma questa prassi, di innanzitutto spararla grossa, di calciare alto sulla traversa, di tirare il sasso e nascondere la mano, l'abbiamo già vista troppe volte e, guardacaso, si è sempre rivelata una tremenda buffonata. Ermakova, Pusztai e molti altri (in tutti questi anni) ce l'hanno insegnato.


Mumble, mumble

Stavamo ripensando alla cosa ed un paio di osservazioni aggiuntive, secondo noi, ci starebbero proprio bene.

1) L'Austria. L'Austria non è nuova ad espluà (exploit) in tema ogiemmico. Risale infatti al 2003 il primo tentantivo di supportare "scientificamente" le proprie posizioni OGM-free. Bisogna ammettere con scarsi risultati infatti l'EFSA concludeva la sua valutazione affermando: "there is no new scientific evidence, in terms of risk to human health and the environment, to justify the prohibition." Inutili anche i ricorsi al Tribunale di Primo Grado Europeo e alla Corte di Giustizia Europea.

Sembra dunque quasi una fissazione quella dell'OGM-free da parte dell'Austria. Che questo abbia spinto a finanziare una ricerca ah hoc i cui risultati, più che ad accrescere la conoscenza sul tema, avevano un valore puramente politico? Come spiegare altrimenti la "diffusione" mediatica di risultati non pubblicati e neppure mai visti da nessuno? Il fatto non sarebbe certo nuovo e a noi ricorda (tristemente) quanto già successo nel nostro paese non troppo tempo fa. Proprio in tema di sicurezza degli OGM.

2) Greenpeace. Un altro aspetto che getta un ombra sullo studio è che, praticamente, l'unica fonte della notizia e gli unici commenti in tempo reale ad essa provengono da Greenpeace International. Quasi fosse una notizia loro e non del Governo Austriaco. Sembra dunque che gli unici informati (preventivamente?) dello studio e dei suoi risultati siano loro. Dite che è una garanzia di qualità?
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