mercoledì 23 aprile 2008

That's Business (Politically Correct Certified)

Cogliamo l'occasione che ci arriva succulenta dal nostro "imbattimento" nel seguente (e per noi anche interessante) volantino...
...per affrontare un tema a nostro avviso largamente sottostimato: il rapporto causa/effetto.


Denaro "sporco"

Pare che questa (non nuova) idea dei vestiti bio sia l'ultima frontiera del marketing policamente corretto. Fa belli e magari vende anche bene.

Come funziona? Semplice! E' una forma di riciclaggio. Infatti tu converti le tue banconote "OGM" in indumenti "eticamente puliti" in quanto certificati non OGM. Nel mentre della transazione, è vero, ti senti un po' più leggero, e magari un po' fesso, ma alla fine la vera domanda che ti assilla è: se metto in tasca il resto mi si contamina il vestito o esiste una soglia di tolleranza (5€? 9,99€ purche sia una presenza accidentale?)?


Causa ---> Effetto

Aldilà degli scherzi, forse è il caso, una volta tanto, di domandarsi quale effetto hanno queste (contorte e un po' mielose) politiche di marketing sul nostro piccolo mondo - e su chi lo abita, a parte il cercare di aumentare i profitti delle aziende che le applicano.

Si diceva causa/effetto. Uno dei principi base che regola il nostro viver (più o meno) civile è che esiste sempre una relazione tra ciò che uno fa e gli esiti che ne ottiene (o almeno così dovrebbe essere).

Beh, per quanto riguarda il nostro amato orticello, rigorosamente OGM, le cose non stanno molto diversamente. Interroghiamoci dunque sui possibili risultati che potrebbe avere la politica di marketing adottata da Benetton.


(De)Filati

Torniamo quindi al nostro volantino e vediamo cosa implica la scelta "ORGANIC" per Benetton.

Questo, a detta loro, favorirebbe comportamenti più rispettosi dell'uomo e dell'ambiente. Seppur non entrino poi tanto nel merito della questione (quasi fosse ormai un dato di fatto che le cose stian così). Ma per quello, come al solito c'è BBB!


Cotone sì, ma come?

Per l'Italia va detto innanzitutto che di questioni da approfondire non ce ne sono. Di cotone non se ne fa. Non esiste un solo capo di abbigliamento italiano fatto con cotone italiano. PUNTO.

Il problema sta semmai dove lo fanno: soprattutto India, Cina e Brasile. E là se ne fa parecchio. Chissà però perchè in quei posti il cotone biologico rappresenta all'incirca l'1% del totale? Secondo voi c'è un motivo?

Sarà che ci sono molti insettini affamati che fanno perdere gran parte del raccolto (20/60%) e ne compromettono la qualità?

Sarà che la resa per ettaro si abbassa di molto?(*)

Eppure, in questo contesto di difficoltà a fare a meno della chimica (il 25% degli agrochimici mondiali vengono usati per il cotone), gli OGM ed in particolare il cotone Bt rappresentano oggi circa la metà (43%) della produzione mondiale. Ed hanno conquistato questa posizione in meno di 10 anni. Insomma, perchè il cotone OGM, a differenza del "biologico", piace agli agricoltori?

Sarà per il fatto che i dati raccolti dimostrano che hanno rese maggiori, usando meno insetticidi, avvelenando di meno chi li usa, assicurando un raccolto contro gli insetti infestanti e a fine stagione anche quale rupia in più per mandare i figli a scuola o allargare la propria casa?


Question time

Tutto questo, a quanto pare però ai Benetton (e a chi ragiona come loro) non interessa... visto che, per ragioni di business, impediscono ai loro fornitori di usare questa innovazione tecnologica che ha dimostrato di poter migliorare significativamente la loro vita e ridurre allo stesso tempo l'impatto ambientale di questa coltura.
Loro dopotutto comprano la merce sul mercato e se l'annata al povero agricoltore bio va storta nemmeno se ne accorgono.

Ma ecco, appunto, qui nasce spontanea la prima domanda: Benetton, che fa vestiti carini, ma non è una griffe da 1.000 € a calzino, come fa a reperire cotone biologico di alta qualità a prezzi popolari, considerando la dimensione ridicola della produzione globale, la bassa qualità media del prodotto ed i costi operativi più elevati per la gestione di campo?

E, seconda domanda, forse più importante. Che impatto avrà su scala globale la promozione che queste aziende fanno di una agricoltura a bassa produttività? Se il cotone biologico produce in media un 40% in meno del convenzionale questo significa che per produrre la stessa quantità di filato avremo bisogno del 40% in più di terra. Da dove la prendiamo?



Le possibilità sono solo 2, o si intaccano sistemi ancora vergini, o si convertono terreni dedicati a staple crop (riso, grano) a cash crop(**) (cotone - per non parlare dell'uso di colture alimentari per produrre energia). La mappa ci dice che mettere nuove terre a coltura è un suicidio ambientale (finimo del tutto la foresta amazzonica? devastiamo il Sahara? coltiviamo le Alpi?)...

...Benetton però che ne pensa? (***)
Insomma, mica balle!


Note a margine

* Argentina saw a 30 to 35 per cent decrease in yield in the area which converted to organic... In India it was 35 to 40 per cent and Turkey 30 to 40 per cent.

** Questo fenomeno è una delle cause della crisi alimentare oggi in corso.

*** Benetton nella sua CSR ha dei progetti molto carini di microcredito (il tutto a beneficio della stampa - in questo caso sappiamo che la massima evangelica - la tua destra non sappia cosa fa la tua sinistra - non ha molto valore e nessuno fa niente per niente, nemmeno i buoni). Di certo però il suo impatto sociale, economico ed ambientale è di gran lunga superiore quando acquista le sue materie prime sui mercati internazionali e quando spinge i produttori e i consumatori a scelte economiche
su scala globale (a nostro avviso, non del tutto) etiche solo perchè la moda le ha certificate come Politicamente Corrette.

venerdì 18 aprile 2008

Litanie interrotte (e altre piccole soddisfazioni)

Toh, guarda cosa si trova in giro di tanto in tanto...

ADUC - OGM: LA GUERRA DEI CEREALI IMPONE UN RIPENSAMENTO

La guerra dei cereali impone un ripensamento sulle modalita' di coltivazione. I consumi salgono (specialmente in India e Cina), le coltivazioni di mais destinate ai carburanti aumentano (sono piu' remunerative), sicche' c'e' penuria di cibo. Si riaffaccia l'idea di estendere la coltivazioni di piante Ogm. Sull'argomento siamo piu' volte intervenuti e predisponendo anche una scheda informativa (1).

Cibo Frankestein, si diceva, salvo dimenticare che le nostre mucche mangiamo soia geneticamente modificata e che da vent'anni sulle nostre tavole viene servita pasta fatta con grano geneticamente modificato (si, la nostra cara pasta!!!) (2). *

Il problema degli Ogm, come abbiamo sempre sostenuto, non e' sanitario ma economico. La Commissione Europea ha promosso e finanziato numerose ricerche sulla biosicurezza delle piante geneticamente modificate e la conclusione e' stata la seguente: "Queste ricerche dimostrano che le piante geneticamente modificate e i prodotti sviluppati e commercializzati fino ad oggi, secondo le usuali procedure di valutazione del rischio, non hanno presentano alcun rischio per la salute umana o per l'ambiente". La penuria di cereali indurra' i predicatori delle catastrofi a piu' miti consigli? Si fara', finalmente, una seria informazione sull'argomento sfatando miti e tabu'? Il problema attuale ci ricorda le posizione di coloro che erano contrari agli inceneritori, oggi termovalorizzatori, o di quelli contrari "ideologicamente" al nucleare. Oggi sono su posizioni opposte. Succedera' anche per gli Ogm?

E' probabile, ma
quanta fatica per rendere omaggio alla ragione!

__________________________

Segnaliamo questo comunicato di una Associazione per i Diritti dei Consumatori perchè ci pare scritto con la testa e non con altre (fantasiose) parti del corpo e sembra (finalmente) interrompere le trite e ritrite litanie ideologiche sul tema, partendo perlomeno dai fatti... certo che sembra incredibile che esista una associazione così, visto il valzer di associazioni (testa all'ammasso) che in blocco hanno aderito alla folle campagna dei liberi da OGM, ma, a quanto pare qualche spiraglio di luce c'è... a voi giudicare se son gente seria oppure no.

(1) http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=65127
(2) http://www.aduc.it/dyn/comunicati/comu_mostra.php?id=63294


* Forse fanno riferimento al creso che è ottenuto per mutagenesi (NdBBB!)

mercoledì 16 aprile 2008

Tra il dire ed il fare...

...c'è di mezzo il mare, dice l'antico proverbio.

Per questo non possiamo che essere in attesa dei fatti, perchè di parole (e non solo) ne abbiam piene le tasche.

Segnaliamo comunque quelle emesse dall'on. (nonchè Presidente del Consiglio in pectore) Berlusconi intervenendo qualche giorno fa sugli OGM a Taormina al forum di Confagricoltura.

Nel corso dell'incontro avrebbe infatti sostenuto la necessità di sciogliere i legacci che tengono immobile la ricerca italiana nel settore delle biotecnologie in agricoltura affermando: «Bisogna avere rispetto per la scienza, rispetto che in questo caso coincide con la necessità di modernizzazione del primario». Agli Organismi geneticamente modificati, i magici OGM, secondo il neo premier, bisogna aprire con gradualità, per convincere chi e’ ancora scettico, «ma non si possono piu’ accettare barricate acritiche verso un tipo di agricoltura che il mondo sviluppato ha oramai accettato come assolutamente positiva e funzionale».

Parole belle (parole sante!), ma ricordiamo ancora un certo suo ministro (non della "rissosa" UDC) che non ha fatto altro che, in tema di ricerca, bloccare tutto il bloccabile, in modo quasi peggiore di quanto fatto del suo alter-ego verde Pecoraro Scanio. Staremo a vedere.

Noi qui a BBB! non abbiamo la pretesa certo di fare un governo ombra, ma, nel nostro piccolo, state sicuri che un'occhiata gliela daremo.

Res, non verba. Sarebbe anche ora, o no?

martedì 15 aprile 2008

(piccole) soddisfazioni

Il risultato elettorare può piacere o non piacere e può essere interpretato in molteplici e fantasiosi modi.

Noi qui ci limitiamo ad osservare che, a quanto pare, la stagione dei NO! senza se(nso) e senza ma sembra volgere al termine.

Nell'attesa della squadra di governo (che, non dimentichiamocelo mai, può riservare sempre s/piacevoli sorprese) ci limitiamo a bearci del fatto che, almeno per questa volta, non dovremo pagare un lauto stipendio all'amico "talebano" Pecoraro, ed al suo scherano Marco Lion (nostra vecchia conoscenza)... e sembra stare fuori dai giochi anche il buon Gianni Alemanno (che la conquista del ballottaggio a Roma terrà fuori - ci auguriamo - dal totoministri).

Guardando in positivo, l'unico parlamentare di cui noi qui siamo riusciti a parlare bene (Tortoli) pare invece ce l'abbia fatta. Chissà che ora "al governo" non riesca a trovare le risposte che cercava, e con lui anche noi.


Nota a margine

Certo che fa sorridere che riescano a raccogliere ben 3 (si fa per dire!) milioni di voti contro gli OGM e non riescano a superare nemmeno la soglia di sbarramento del 4% (sarà che lì i voti che servono sono veri?... e poi non avevano mica un Capanna!)


!!! Aggiornamento di potenziale interesse !!!

Stasera (16 aprile) a Porta a Porta interverrà la neoeletta Adriana Poli Bortone. Non che questo di per sè costituisca un fatto drammatico... è solo che il suo nome sta cominciando a girare come quello di ptincipale candidata alla poltrona di Ministro dell'Agricoltura (già peraltro ricoperto in passato).

Potrebbe essere un buon momento per farsi un'idea di che fine faremo.

Se poi avete commenti...
sempre a disposizione per accoglierli.

martedì 1 aprile 2008

Nuove autorizzazioni, vecchi inganni: il caso del "signor G(A21)"

Venerdí scorso la commissione europea ha autorizzato un'altra varietá di mais geneticamente modificato per l'importazione in Europa.

Il GA21.

E come sempre si ripete il teatrino delle (stanche e tronfie) dichiarazioni scandalizzate di ambientalisti e talune associazioni di agricoltori. Tra le dichiarazioni piú surreali (poi vedremo perchè) quella di una nostra vecchia conoscenza: l'on. Lion (prima Verdi, ora Sinistra Arcobaleno) il quale segnala che "la decisione dell'Ue di aprire al mais Ga21 e' molto grave. Una decisione che favorisce le lobby del biotech e non tiene conto ne' del principio di precauzione ne' delle esigenze dei cittadini e degli agricoltori" (certo che ci vuole un bel coraggio a parlare di principio di precauzione, dopo essere stati capofila in una battaglia perché non si imponessero limiti troppo stretti alla contaminazione da fumonisina per il mais!).

Ci sono alcune cose peró che nei comunicati stampa di questi signori non troverete mai, ma che potrebbero esservi utili per compiere la tanto osannata "scelta informata". E quindi bisogna pur che qualuno queste cose ve le dica, e come sempre ecco qui BBB!, per servirvi.


Niente di nuovo sul fronte occidentale

Il mais oggetto della decisione europea di pochi giorni fa (la cui caratteristica è di essere tollerante ad un erbicida) era in realtà già autorizzato in Europa da un bel pezzo: coltivato nel mondo dal 1996 (12 anni fa!), questo OGM giá dal 2006 puó essere usato nella produzione di alimenti da importare in Europa, e da prima del 2003 poteva esser dato ai nostri animali.

Cosa cambia vi chiedete? Beh, l'unica "novità" é che, mentre prima si potevano importare solo mangimi e alimenti giá trasformati (contraddizioni assurde di un sistema autorizzativo , come abbiamo visto, schizofrenico), adesso puó essere importato il mais tal quale e gli alimenti e i mangimi possono essere prodotti direttamente anche dalle industrie presenti sul suolo comunitario (il che rappresenta un bel risparmio per il vecchio continente). In sostanza non si è messo "in libertà" il signor G, che era già a piede libero, ma si sciolgono le manette alle nostre aziende... un bel cambio di prospettiva, non credete?

Nota nemmeno troppo a margine: ovviamente nessun effetto negativo é stato mai riportato in questi anni
per il suo consumo. Inoltre il nostro signor G è stato attentamente e preventivamente analizzato anche dall'EFSA.


E se... ?

Trattandosi di una varietà un po' vecchiotta, il sig.G da qualche anno non è più molto gettonato, tuttavia ne rimangono ancora tracce (oggi nell'ordine dei 5-30 semi ogni 1000*) in quei Paesi dove era coltivato. Tra questi Paesi va citata l'Argentina, da cui l'UE importa 1.5 milioni di tonnellate di mais all'anno (circa il 60% dell'import di mais europeo).

E se l'Europa invece di aprire le porte avvesse deciso mantenerle chiuse, perchè (senza alcun motivo sanitario - qui infatti di ambiente non si parla già più) non voleva avere nessuna traccia del sig.G, cosa sarebbe successo? Da dove avremmo preso quel 60 e più % delle nostre importazioni? Oppure, saremmo riusciti a farne a meno? Le nostre aziende avrebbero resistito all'impatto?

E che effetto avrebbe avuto tale immotivata decisione sull'economia di un paese che vive di esportazioni agricole, come l'Argentina? (non a caso provvedimenti nel settore agricolo hanno provocato scioperi che hanno bloccato l'intera Argentina nei giorni scorsi).

Una bella riflessione da fare, non trovate? Insomma, almeno il chiedersi se adottare politiche che 1) rischiano di far collassare la nostra agro-industria e 2) di mettere a rischio le economie di paesi che campano quasi unicamente di esportazioni agricole, sia sensato, appare quantomeno lecito.


Ma quanto ci costa?

E perchè no, parliamo anche di soldi: come sottolineato svariate volte in questo blog, i nostri animali dipendono (volenti o nolenti) dall'importazione di granoturco e soia. In un momento in cui il caroprezzi raggiunge livelli mai visti, per un complesso insieme di cause, non dimentichiamo che il chiudere le importazioni di granoturco dall'Argentina (o dagli USA), o il pretendere da essi controlli di filiera stringentissimi ha contribuito (e non poco) all'aumento complessivo del prezzo del mais già cresciuto di 50 euro a tonnellata (un 25% che non pare poi così ininfluente anche sui nostri portafogli).

Il tutto, è bene ricordare, senza vere motivazioni, ma solo grazie alle paturnie di qualche purista (lobbista) che ritiene che noi si possa, anzi si debba, fare a meno - costi quel che costi - degli OGM.


Un pericolo per l'Italia?

Finora abbiamo parlato di Europa, ma ci si aspetterebbe, viste le allarmistiche dichiarazioni dei convinti sostenitori anti-OGM, che questa approvazione ci tocchi in qualche modo da vicino. In realtà l'Italia importava (dato 2006) solo il 13% del fabbisogno di granoturco, per cui nel totale del granoturco il famigerato neo-approvato ogm rappresenterebbe meno di un ridicolo 0.1 %. Un po' poco per gridare allo scandalo, no?...certo poi le importazioni di granoturco nel 2007 hanno dovuto drammaticamente aumentare, grazie anche al rifiuto di usare tecnologie innovative per aumentare le rese, ma questa é un'altra storia… (o anche no)

Morale: spesso compiere "scelte informate" non è così semplice, soprattutto se qualcuno deliberatamente (o ignoramentemente) ci nasconde alcuni dati fondamentali del problema…



Note a margine

* Vediamo già le cassandre gridare: "Vedete, ecco la - contaminazione - irreversibile. Vade retro OGM!!". Vorremmo precisare che, come già avvenuto per il mais Starkink, dopo aver interrotto la sua coltivazione, la presenza accidentale di questo evento nel giro di qualche anno sta diminuendo fino a sparire dalle filiere.

** Ci rendiamo conto benissimo che la faccenda delle autorizzazioni è oltremodo intricata. Intanto vi forniamo un link a testimonianza di come tale evento fosse già stato autorizzato in passato. Ci rendiamo comunque disponibili per ulteriori chiarimenti (se siamo stati chiarissimi, beh, tanto meglio).

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